domenica 6 dicembre 2015

L'indiscrezione dall'intelligence: due big veneti coinvolti nell'affaire kazako

Due veneti, due importantissimi esponenti del gotha economico politico del Paese, sarebbero stati a conoscenza con un certo anticipo del blitz che nel 2013 portò la polizia italiana a fermare per poi espellere moglie e figlia del banchiere Muxtar Äblyazov. Di più i due oltre ad essere a conoscenza dell'operazione, l'avrebbero «in qualche modo benedetta» anche con l'aiuto di alcuni soggetti legati a doppio filo ai servizi segreti italiani. L'indiscrezione arriva da alcuni ambienti dell'intelligence militare americana di stanza nelle basi Usa-Nato del Veneto. E della cosa sarebbero bene informati anche i servizi americani e russi che operano sotto copertura delle rispettive ambasciate a Roma.

Il tutto peraltro giunge in un momento molto delicato. Non solo per le ulteriori rivelazioni relative al caso di Alma Shalabayeva. Non solo per i ventilati nessi tra il caso kazako e la galassia Eni ai tempi del suo dominus Paolo Scaroni. Ma anche per il cortocircuito giuridico che si sarebbe creato per le conseguenze di quello che Daniele Autieri su Repubblica.it definisce «un atto riparatorio, maldestro tentativo di evitare una crisi diplomatica con il Kazakhstan, innescata dopo la fuga del dissidente Ablyazov». Va ricordato per l'appunto che recentemente le cronache giudiziarie nazionali hanno fatto clamore quando si è appreso, come ricorda sempre Repubblica.it, l'apertura di un fascicolo per sequestro di persona e falso ideologico a carico di undici persone, tra cui l'attuale capo dello Sco (Servizio centrale operativo della Polizia) Renato Cortese e il questore di Rimini, Maurizio Improta.

Ma a che cosa sarebbe dovuto il corto circuito giudiziario? La questione è semplice. Se è vero che l'operazione di «extraordinary rendition» patita dalla Shalabayeva si fosse materializzata per la autonoma iniziativa di pezzi della Polizia di Stato, magari in accordo con organismi emanazione di stati esteri, e senza informare il Viminale, allora ci troveremmo di fronte a un comportamento censurabile non solo con gli articoli del codice penale che sanzionano il sequestro e il falso ideaologico. Ma anche, quanto meno, con la possibile violazione dell'articolo dell'articolo 289 del codice penale (attentato agli organi costituzionali). In questo caso l'eventuale soggetto danneggiato non è la Shalabayeva, bensì il governo nella sua interezza giacché un eventuale comportamento contra legem nel novero di una verifica del titolo di soggiorno delle due donne in Italia, nuocerebbe all'esecutivo sia nell'espletamento delle spettanze garantite agli Interni, ma anche, nel caso di una possibile querelle diplomatica, alla Farnesina. In questo senso uno scenario a tinte fosche lo descrive il deputato Alessandro Di Battista del M5S.

A questo punto si delineano due direttrici. Uno, il governo capitanato dal democratico Matteo Renzi si spinge fino in fondo. Due, il governo rimane in mezzo al guado, anzi alla palude. Nel primo caso sarà costretto a denunciare alla autorità giudiziaria i servitori infedeli. A svolgere accertamenti propri mediante i servizi per accertare responsabilità pregresse, magari di ex manager del Cane a sei zampe. E per ultimo ma non da ultimo, a constatare la inadeguatezza di un ministero degli Interni, che si è fatto menare sotto il naso in ragione di una operazione nemmeno comunicata al numero uno dell'Interno Angelino Alfano di Ncd, meritevole ormai di dimissioni.

Nel secondo caso invece, quello per cui Alfano fosse a conoscenza dell'imminente blitz, il premier dovrebbe almeno come minimo sindacale invitare Alfano a fare le valigie. Renzi però ha bisogno dei centristi e dei loro legami, a Roma come in altre parti d'Italia, per rafforzare il suo potere. L'inquilino di palazzo Chigi potrebbe essere quindi assalito dalla voglia di silenziare tutto. Magari con la sordina del segreto di Stato. E questo avrebbe un riverbero maligno nei confronti della inchiesta attualmente in corso da parte della magistratura requirente. In questo momento poi c'è un contesto internazionale di grande tensione. Tensione che si dispiega anche nei rapporti tra Usa, Italia e Russia, che anche in ragione di quanto sta accadendo in Medio Oriente si sono fatti quanto mai ambigui, quanto mai viscidi.

Marco Milioni

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