domenica 13 dicembre 2015

Popolari venete, ipocrisie e silenzi della stampa mainstream

La vicenda delle popolari venete sta giungendo ad una fase apicale. In un contesto assai critico tra pochi giorni, ovvero il 19 dicembre, i soci di Veneto Banca saranno chiamati ad una drammatica assemblea durante la quale dovranno scegliere, alla grossa, tra trasformare l'istituto in una spa (opzione caldeggiata dall'attuale cda, dai big di Confindustria, dai giornali a loro vicini e da alcune associaizoni dei piccoli azionisti o piccoli soci). O mantenerlo, almeno per alcuni mesi, con l'attuale assetto societario per poi trasformarlo ma dopo avere aperto tutti i cassetti, in modo da coniugare le esigenze dei piccoli risparmiatori con le aspettative dei grandi investitori. Rispetto a tale scenario si possono avere le opinioni più disparate.

Una stampa degna di questo nome, pur mantenendo fede alla linea editoriale di ciascuna testata, dovrebbe dare spazio ad ogni voce. Questo però non sta avvenendo; basti pensare alla geremiade con cui ieri su Il Giornale di Vicenza, Marino Smiderle ha "stampellato" una lettera aperta di Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato ed ex direttore generale di VeBa. Consoli, in soldoni, ha scaricato su altri fattori le magagne dell'istituto, ora nei guai, che lo ha visto signore incontrastato per anni. Sempre nel suo intervento Consoli ben si è guardato dal ricordare le rogne penali che proprio in relazione all'affaire VeBa lo vedono tra i principali indagati. Contestualmente lo stesso Smiderle ben si è guardato dal proporre un approfondimento in tal senso.

Frattanto il tema sul futuro azionario di Veneto Banca rimane bollente. Giovedì a Trevignano in provincia di Treviso, coloro che sostengono a spada tratta il no alla trasformazione in spa si sono trovati in 350 al teatro civico del piccolo comune della Marca. È stata una serata con una presenza di pubblico assai cospicua. Ma se si guarda la copertura data all'evento da parte di stampa e tv e li si mette a confronto con lo spazio fornito alle ragioni del sì, viene da ridere (o da piangere) nel constatare quanto i sì siano supportati dai media mainstream. Se a tutto ciò si aggiunge l'ipocrisia con cui molti, troppi, giornalisti hanno sterilizzato l'iniziativa "anti-banche" di Don Enrico Torta e delle associazioni a lui vicine, cancellando ogni riferimento del prelato e dei suoi compagni di viaggio ad una netta opposizione alla trasformazione sprint di VeBa (e di conseguenza di BpVi), si capisce perché il giornalismo, un certo giornalismo, scodinzolante e quindi cravattaro, finisca per godere di poca stima presso l'opinione pubblica. Chi scrive giovedì ha ripreso (senza nessuna pretesa sul piano tecnico) alcune scene della serata. Queste sono a disposizione di tutti e sono visionabili coolegandosi al link in calce. Chiedo ora ai lettori. Queste immagini le avete viste sulle tv regionali o nazionali. Se le avete viste vi chiedo di indicarmi su quali programmi siano passate. C'è poi un'ultima questione che per i media mainstream rimane un tabù. Ed è quella del valore al quale le azioni delle banche, ormai divenute spa da quotare in borsa, saranno inizialmente collocate sul mercato. Già una semplice disamina sulle sofferenze, gli incagli, i crediti deteriorati, le quote di società terze date in pegno alle banche, e i finanziamenti diretti o indiretti concessi per acquistare azioni proprie, descrivono una realtà dura a digerire per molti. Quella per cui una volta giunte alle soglie della borsa le azioni delle banche, dovranno in qualche modo essere svendute, un po' come è stato fatto per le banche greche all'indomani del diktat europeo sul salvataggio della Grecia. Che poi è stato il salvataggio di alcune banche greche che a loro volta erano indebitate con primari istituti di credito, europei in primis, ma anche americani. Il problema è che se si portano fino alle estreme conseguenze questo ragionamento è chiaro che anche per le popolari venete potrebbe materializzarsi lo spettro del cosiddetto "bail in", ovvero un eventuale salvataggio pagato da azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra il 100mila euro.

Marco Milioni
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