venerdì 17 novembre 2017

Servizi popolari

Alla luce delle recenti rivelazioni de La Verità e de Il Sole 24 ore sull'affaire BpVi-servizi segreti e alla luce di alcune considerazioni che ho espresso al riguardo in una intervista a Vicenzatoday.it, ci sarebbe ancora qualcosina, anzi molto da aggiungere al riguardo. Se da una parte è giornalisticamente interessante come fa La Verità, evidenziare il fil rouge che da BpVi porta sino alla Bnl, credo che sia anche utile ricordare che proprio la Bnl sui media italiani, erano i primi anni '90, fu protagonista di uno scandalo di portata mondiale.

Scandalo che interessò il finanziamento qualche anno precedente di una colossale partita di armi a favore dell'allora regime di Saddam Hussein, all'epoca dittatore iracheno assai vicino agli Usa. Alle spalle della maxi commessa militare c'erano appunto gli Stati uniti, che avrebbero architettato quel traffico per foraggiare i rifornimenti bellici di Saddam in chiave anti iraniana.

Nel servizio de Il Sole invece c'è un passaggio che nei prossimi giorni andrà riletto più e più volte. Anche in relazione al ginepraio che è diventata l'inchiesta penale su BpVi: «Insieme a schiere di anonimi sparsi in tutta Italia, tra i beneficiari dei versamenti ci sono i nomi di contabili del ministero dell’Interno» a loro volta «inquadrati nel ruolo unico del contingente speciale della Presidenza del Consiglio dei ministri». E ancora «personale della Protezione civile e del Dipartimento Vigili del fuoco, funzionari del Consiglio superiore della Magistratura. Poi avvocati, dirigenti medico-ospedalieri, vertici di autorità portuali e di istituzioni musicali siciliane. Ci sono giovani autori e registi di fortunatissimi programmi di infotainment di tv nazionali private, conduttori di trasmissioni di successo sulla radio pubblica, fumettisti vicini al mondo dei centri sociali».

Da questo punto di vista è interessante leggere che cosa scrive L'Antidiplomatico al riguardo, il quale allude ad una centrale delle Fake news pilotata dall'alto. Tuttavia compulsando ancora Il Sole non è da sottovalutare ciò che viene descritto in tema di «vertici dell’intelligence italiana, dotati di poteri di firma sui conti, e alti funzionari territoriali dei Servizi e delle forze dell’ordine: ufficiali del Carabinieri con ruoli in sedi estere, ispettori della Polizia di Stato coinvolti nel processo dell’Utri del 2001, dirigenti dell’ex centro Sisde di Palermo già noti alle cronache per vicende seguite all’arresto di Totò Riina. C’è pure un anziano parente del “capo dei capi” di Cosa Nostra (o qualcuno con lo stesso nome). E ci sono impiegati di Banca Nuova. O, ripetiamo, loro omonimi».

Tra le tante cose da chiarire bisognerebbe capire che c'azzecchino anzitutto con l'intelligence i funzionari del Consiglio superiore della magistratura visto che quello giudiziario è un potere, un ordine sarebbe meglio dire, autonomo e nettamente indipendente dal potere esecutivo e da quello legislativo. Su che cosa poi i servizi segreti abbiano avuto a che fare con conduttori radiofocnici, autori televisivi, forse giornalisti, vertici di autorità portuali, e addirittura esponenti vicini alla galassia dei centri sociali forse non è impossibile da immaginare. Certo è che la Commissione bicamerale sulle banche avrebbe un interesse primario a diradare tali dubbi. Fermo restando che per alcuni ambiti, come i rapporti col Csm, non è minimamente pensabile di invocare il segreto di Stato.

Sul piano mediatico poi è interessante il botta e risposta andato in scena sulle colonne del Corriere Veneto tra il deputato di Scelta civica Enrico Zanetti e il senatore di area centrosinistra Felice Casson. Sono entrambi veneti. Il primo è un ex sottosegretario del già primo ministro Mario Monti. Il secondo un ex magistrato che indagò le trame della eversione nera anche nei suoi rapporti con ambienti atlantici. Zanetti commentando le ultime rivelazioni sull'affaire BpVi-servizi segreti dà ad intendere di avere qualche preoccupazione e parla di «coincidenza straordinaria». Casson, che tra l'altro fa parte del comitato interparlamentare di controllo sull'intelligence parla invece di «complottismo puro e semplice».

Marco Milioni


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