lunedì 9 dicembre 2019

Olimpiadi invernali, altri fondi per la Spv? Il Covepa: «Smascherati i giochetti»

(m.m.) «Io credo che settori sempre più ampi delle categorie produttive del Vicentino e del Trevigiano si stiano ricredendo sulla reale utilità della Spv. I mal di pancia di questa situazione ormai si percepiscono in nuce anche sui media più vicini al sentiment degli imprenditori». A parlare in questi termini è Massimo Follesa, portavoce del Covepa, una associazione che da anni si batte contro la Superstrada pedemontana veneta, la quale non più tardi di ieri sul proprio profilo Facebook ha pubblicato una nota molto puntuta. «La fine dell'anno si avvicina, l'anno venturo è dietro l'angolo. Secondo i palafrenieri della Spv - si legge - il 2020... dopo una serie infinita di rinvii a mezzo Zaia, l'opera avrebbe dovuto essere completata entro il 2020... E invece... la data si allontana ancora di più anche se qualcuno cerca di fare passare la cosa come un avvicinamento del traguardo...». Si tratta di parole precise che secondo il Covepa ben descrivono il clima di grande incertezza che si respira a palazzo Balbi e più in generale alla Regione Veneto, il concedente della Superstrada pedemontana veneta meglio nota come Spv. Tra gli argomenti con cui il Covepa attacca palazzo Balbi c'è anche la questione delle olimpiadi invernali tra Milano e Cortina, che secondo Follesa, «come previsto», potrebbero essere usate come scusa per finanziare quella parte dei lavori di Spv che ancora manca all'appello.

Dunque perché voi del Covepa ieri avete deciso di uscire con una nota tanto piccata?
«Non più tardi di due giorni fa il GdV ha pubblicato uno speciale in cui si fa presente che stando ai massimi dirigenti di palazzo Balbi l'opera sarebbe in dirittura d'arrivo anche se poi nel medesimo servizio si spiega che dovrebbe essere inaugurata, il condizionale è d'obbligo al 2021 o addirittura molto oltre».

E quindi?
«Beh, si tratta dell'ennesimo annuncio buono per indorare la pillola. Dopo l'ennesimo rinvio durante quest'anno i giannizzeri della Regione Veneto avevano spergiurato che sarebbe stata pronta nel 2019, poi nel 2020, ora nel 2021 se non assai più avanti. Mi viene da ridere. Chi si ricorda gli squilli di tromba che parlavano della prossima inaugurazione nel 2016?».

Ma che cosa significa Pedemontana pronta?
«Ecco questa è una bella domanda».

Perché?
«Perché la corte dei miracoli del governatore Luca Zaia continua a spiegare che per lorsignori per opera si intende il collegamento tra Spresiano nel Trevigiano e Montecchio Vicentino».

E invece?
«E invece per Spv inaugurata, pronta e tutta fungibile si deve intendere il collegamento più tutta la viabilità accessoria. Cioè le strade che servono a farci entrare le macchine in Spv. Ecco questo è realizzato solo in minima parte fermo restando il fatto che questo ultimo pacchetto come per incanto è stato scomputato al concessionario».

Cioè?
«I patti iniziali erano che il concessionario, ossia la Sis, vale a dire il soggetto che ha il compito di realizzare e gestire l'opera si occupasse di tutto. Poi in sede di progetto esecutivo è giunto il regalino della Regione. Un cotillon che vale qualche centinaio di milioni di euro. Sommetta che qualcuno dovrà prima o poi pagare».

Voi del Covepa pensate che sarà la collettività? Sul GdV di due giorni fa si parla di Spv come strada a servizio delle prossimi olimpiadi invernali quelle note come Cortina-Milano. Come stanno le cose? La cosa potrebbe avere risvolti strani come peraltro è già emerso?
«Ecco quel servizio è la riprova che qualcuno tra i cosiddetti stakeholder proverà a bussare alla porta di Pantalone Stato, alla faccia del liberismo di certi tycoon e dell'autonomismo tanto caro a Zaia e ai suoi aficionados al prosecco».

Quale è la questione di fondo?
«La questione di fondo è che questo trucchetto da mercato delle pulci, non solo da noi, era stato sgamato con molto anticipo. Conosciamo i nostri polli e le nostre pollastrelle fin troppo bene. Sono pavlovianamente prevedibili. Abbiamo già smascherato i loro giochetti».

Sì però Zaia sostiene che la maggior parte dei veneti sia a favore della Spv. O no?
«La maggior parte dei veneti pensa quello che i media mainstream per anni hanno scritto, dando spazio in modo acritico alle filastrocche dei poteri costituiti. Se a quattro anni credi a Babbo natale va bene, me se ci credi a quaranta allora c'è un problema nel contesto familiare. Ora, guardiamo a che cosa succede al GdV. Due giorni fa il quotidiano di Confindustria, la quale da sempre è per la Spv senza se e senza ma, pubblica uno speciale che è chiaramente stato pensato per arginare il dissenso nei confronti della stessa Spv. Dissenso che molto probabilmente è stato manifestato o durante un incontro al quale aveva partecipato Luca Romano o prima. Romano per inciso è il presidente di un think tank della valle dell'Agno molto vicino alle forze produttive. È lo stesso Luca, che in passato aveva peraltro professato il suo scetticismo su alcuni aspetti della Spv a far capire che l'opera ha da farsi, punto. Il giorno dopo sempre sul GdV è la di lui compagna, Franca Porto, dico compagna perché manco ricordo se siano sposati o meno, a incensare la Pedemontana. Ma è mai possibile?».

Come va valutato questo uno-due mediatico?
«Mi scompiscio dalle risate. Prima o poi vedremo i due incensare la Pedemontana in tv ad Affari di famiglia? Faccio presente che la Porto fu segretario veneto della Cisl, un sindacato che assieme alla Uil si è speso a favore della Spv in modo tanto acritico quanto mefiticamente vergognoso».

Ma come si giustificherebbe tanto attivismo mediatico allora?
«Mi tocca ripetermi. È chiaro che durante o prima l'evento conviviale di cui parla il GdV di due giorni fa qualche big più o meno di peso del mondo produttivo dell'Ovest vicentino deve aver fatto notare una cosa molto semplice».

Parliamo del tunnel tra Castelgomberto e Malo che non si quando finisce?
«Appunto. Non dimentichiamoci che pochi mesi fa fu l'allora ministro degli affari regionali, tale Erika Stefani della Lega, a decantare le meravigliose sorti progressive della Spv. Ora che il tunnel rimane, al momento, un miraggio e ora che di conseguenza la valle dell'Agno è tagliata fuori dalle cosiddette prospettive di sviluppo in connessione col resto dell'opera, prospettive le quali altro non sono che affari più o meno commendevoli, allora qualcuno giustamente deve aver sollevato delle obiezioni».

Che cosa potrebbe avere rimarcato questo ipotetico contestatore?
«Alla grossa qualcuno avrà detto: ma allora avevano ragione quei matti del Covepa i quali sostenevano come fosse meglio non includere la valle dell'Agno nel tracciato della Spv. avevano ragione quei matti, che assieme a pochi altri sostenevano che il collegamento già ci fosse e che era costituito dal tunnel Valdagno-Schio e che sarebbe stato sufficiente rimettere in ordine la attuale statale 246 dotandola di due corsie per ogni senso di marcia».

E più a est verso il Bassanese?
«Più a est al posto di scassare mezzo Veneto sarebbe stato sufficiente risistemare a dovere la Gasparona costruendo ex novo solo quando necessario, avendo cura di interfacciare il percorso con le ferrovie, cosa che lorsignori non hanno voluto prendere in considerazione non solo in funzione della loro voracità ma anche della loro ottusità nonché arretratezza mentale».

Morale della favola?
«La dico in dialetto veneto. In vale de l'Agno co' la merda salta in scagno o la fa spussa o la fa dano. Ecco questa è la classe sociale degli articolo quinto: chi ga' i schei, ma no el serveo, ga' vinto. E poi c'è un'ultima questione da tirare in ballo».

Quale?
«Mi sono rotto le palle di sentire che il casello Spv di Alte-Montecchio non si farà per chissà quali motivi».

Per motivi burocratici sostengono i fautori dell'opera a partire dal sindaco di Montecchio Maggiore il leghista Gianfranco Trapula. Vero o no?
«Non  è vero un cazzo. Smettiamola con questa stronzata. Il casello di Alte, che dio solo sa come verrà concepito, è stato tenuto fuori dal progetto esecutivo solo perché quest'ultimo doveva essere approvato in fretta e furia pena la perdita del contributo pubblico per la realizzazione della Spv. Chi sostiene la tesi dell'impiccio burocratico o è un demente o parla in mala fede. Queste persone vanno trascinate per le orecchie in piazza ed esposte al pubblico ludibrio: in castigo dietro la lavagna. Questi sono dei somari e la loro ignoranza è ancora più grave della loro malafede. Noi comunque siamo sempre disponibili al confronto pubblico».

Per esempio?
«Se qualcuno nel mondo produttivo ha in mente di sedersi su una sedia davanti a noi per un confronto pubblico, magari per capire se c'è qualche piccolo spiraglio per salvare il salvabile: a noi la parola non manca».

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