giovedì 9 gennaio 2014

Pededomanda da un milione di dollari

Sarà quel che sarà, ma i cantieri bassanesi della Pedemontana Veneta non erano stati temporaneamente bloccati sino al giorno 15 gennaio 2014? Giorno in cui peraltro il Tar stesso deciderà se il blocco provvisorio, cui i magistrati sarebbero giunti per alcuni presunti ed evidenti illeciti amministrativi, sarà cancellato o meno in attesa del giudizio di merito. Ciò che conta però è che oggi pomeriggio presso i cantieri a ridosso del Parco delle Rogge e del ponte sul Brenta (vedi foto) si lavorava e come: uomini e mezzi, di tutto e di più. Ma allora come stanno le cose? Siamo di fronte ad un abuso o chi era all'opera lo faceva in ossequio a qualche precisa disposizione? Bella domanda, domanda da un milione di dollari... In realtà questa è cronaca minuta. Ben altri nembi si addensano all'orizzonte. E sono quelli che riguardano i rapporti economici fra pubblico e privato nell'ambito della realizzazione e della gestione della Spv.

La querelle è arcinota da tempo. I comitati che si battono contro la Pedemontana veneta, o che ne auspicano un progetto radicalmente diverso, da anni chiedono di vedere la convenzione nonché il piano economico e finanziario che regolano appunto il rapporto tra il concedente e il concessionario: nell'ordine, la struttura commissariale governativa alla Pedemontana veneta, capitanata dall'ingegnere Silvano Vernizzi e il raggruppamento Sis-Spv, il pool di imprese che prima ha proposto e poi ha ottenuto l'incarico per la realizzazione e la gestione ultratrentennale della superstrada che connetterà Spresiano nel Trevigiano a Montecchio Maggiore nel Vicentino.

I detrattori del progetto sostengono che convenzione e piano finanziario siano  sbilanciati a favore del privato. Quei documenti però non sono mai stati resi di dominio pubblico, poiché, sostiene Vernizzi, la loro natura è di tipo privatistico. Una impostazione rigettata dai comitati e da diversi esponenti del mondo politico, ma il permanere della segretezza ha, durante le ultime settimane, ulteriormente esacerbato gli animi.

Le cose peraltro si sono complicate alla fine dello scorso anno (questa è la voce che circola a palazzo Balbi) quando il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, si è visto recapitare sul tavolo il testo della delibera da approvare in giunta; delibera che contiene un aggiornamento di convenzione e piano finanziario. Tale aggiornamento sarebbe ancora più sbilanciato verso il privato perché il combinato disposto di quanto sancito nella convenzione del 2009 e nella revisione del 2013 darebbe al gruppo Sis uno strumento contrattuale per fare il bello e il cattivo tempo. I documenti sono top secret, ma a palazzo Balbi e soprattutto negli uffici dell'organo tecnico regionale di valutazione, il Nuvv, hanno preso a «svolazzare» alcuni passaggi salienti che avrebbero messo sul chi vive proprio Zaia.

Tant'è che nella convenzione del 2009 starebbe scritto infatti che «...il concessionario potrà chiedere la revisione del piano economico e finanziario in dipendenza di modifiche delle condizioni di mercato, avuto riguardo ai volumi di traffico...». E la miscela deflagrerebbe definitivamente all'abbraccio di quest'ultimo passaggio al dettato di un'altra disposizione contenuta nella recente revisione. La quale sancisce che nel caso in cui «le parti non concordino in ordine al riequilibrio del piano economico-finanziario... il concessionario potrà esercitare il diritto di recesso... In tal caso saranno dovuti dal concedente» gli indennizzi fissati proprio nelle pieghe della convenzione che potrebbero rivelarsi pesantissimi. In soldoni si tratterebbe di una sorta di condizione capestro che Zaia avrebbe fatto fatica ad ingoiare, anche se poi la delibera, grazie ad un'opera di incessante "moral suasion" da parte di alcuni funzionari apicali della regione, nonché da parte di alcuni politici di altissimo rango, si sarebbe poi materializzata con un voto favorevole della giunta il 10 dicembre 2013: la delibera porterebbe il progressivo numero 2260. In questo scenario d'altronde va anche considerata una questione specifica. Ovvero quella di un eventuale ristoro garantito dalla Regione a Sis ove gli incassi da pedaggi, in una con i correlati flussi di traffico, non si materializzassero. A tal fine va acceso un faro sulla stima dei flussi stessi. Con le cifre circolate ad oggi, che gli oppositori della Spv da tempo definiscono oltremodo ottimistiche, (40mila veicoli al giorno) nell'arco quarantennale della convenzione-concessione, tali flussi di traffico dovrebbero fruttare pedaggi (il calcolo però è una mera estrapolazione empirica) per un 15-18 miliardi. Sono cifre enormi che nemmeno la cugina A4 sembra poter mettere in campo.

Queste preoccupazioni, così dicono gli spifferi di corridoio, si sono moltiplicate a palazzo Balbi. Per di più Zaia (e alcuni fedelissimi a conoscenza del dettaglio del testo, ignorato da molti assessori) sarebbe comunque preoccupato per possibili rovesci ai quali verrebbe esposto il bilancio regionale proprio nel caso in cui il mercato, sia in termini di bancabilità dell'opera, sia in termini di traffico veicolare che si rivelasse esiguo a finaziare la superstrada a mezzo pedaggio, rendesse più problematico l'investimento propugnato da Sis. Il motivo? L'enorme margine discrezionale che regione, commissario, e soprattutto Nuvv, avrebbero lasciato in mano ai privati grazie ai contratti che incamiciano convenzione e piano economico-finanziario.

Marco Milioni

1 commento:

  1. Dal 31/10 al 3/11/2010 la provincia di Vicenza è stata alluvionata. Il tratto finale originario della circonvallazione di Montecchio Maggiore è stato chiuso per allagamento, a seguito accrescimento, della falda, per tale evento, verificatasi da metà dicembre 2010 a tutto gennaio 2011. Analogo fatto è avvenuto, nel medesimo tratto, dal 4 a 7/2/2014, con chiusura immediata dello stesso tronco, liberato nell'uscire da Montorso dopo la metà di febbraio e nell'entrare da Montecchio a tutto aprile 2014. Ora per collegarsi alle nuove strutture viarie, esempio nuovo casello autostradale di MONTECCHIO MAGGIORE, è stato allungato il percorso, da denomimarsi PEDEMONTANA e quel che è peggio, ulteriormente riabassato per lungo tratto. Ma vi è un ulteriore aggravamento: nuovo bacino di TRISSINO che accumulerà acqua a monte che influirà sulla falda ghiaiosa a valle su cui è stato costruito. Per cui il tratto finale della PEDEMONTANA sarà soggetto ulteriormente ad alluvione per effetto della ricarica trattenuta a Trissino. Successivamente si realizzerà anche il bacino di Tezze di Arzignano, che fu liberata dalla protezione civile e vigili del fuoco dal 4 al 10/2/2014 con cantine e garage sotterranei della frazioneTEZZE che furono allagati fino a tutto maggio 2014, con impianto di compostaggio chiuso per allagamento e impianti lavorazione rifiuti dela S.I.T. chiusi fino a giugno e tant'altro in danni a monte. Ovvio ne subiranno le viabilità a valle con inondazioni. Da Trissino la falda va verso Brendola, quindi in pieno colpirà il tragitto finale Pedemontana. Il torrente Agno/Guà, quindi acqua suerficiale, scorrerà invece, ora come prima, verso il bacino di Montebello vicentino.

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