martedì 15 giugno 2010

Scenario Ghiotto

A Vicenza sembra che non sia successo alcunché. Eppure Il Corriere del Veneto di ieri ha provocato una mezza burrasca sulla politica berica. Il quotidiano infatti pubblica una clamorosa intervista ad Andrea Ghiotto, uno degli indagati più noti della vicenda che ha colpito il mondo delle concerie arzignanesi nonché alcuni uomini di spicco delle istituzioni beriche.

MR. FILIPPI. Ghiotto nel dettaglio prende di mira il senatore del Carroccio Alberto Filippi, il quale seppur descritto in termini assai bonari, viene accostato ad un meccanismo che sa molto di illecito. La domanda che il cronista Andrea Pasqualetto pone è secca: «Possibile che in questo sistema non sia mai entrato un politico?» La risposta non lascia spazio a molte interpretazioni: «L’unico è il senatore Alberto Filippi. La sua azienda, la Unichimica, era il primo sponsor del Grifo e dunque anche a lui restituivo gli imponibili con il sistema che ti ho spiegato prima (quello delle fatturazioni gonfiate o inesistenti, Ndr). L’ha fatto fino al 2003...». Che mazzata. Ora se Ghiotto dice il vero Filippi dovrebbe alcune spiegazioni, anche perché il leghista non copre solo la carica di senatore, ma pure quella di consigliere comunale a Vicenza, quindi il suo patrimonio in termini di etica dovrebbe essere quantomeno doppio. Se invece Ghiotto dice il falso allora non si capisce perché Filippi (o qualche suo avvocato sempre pronto a scrivere più o meno a vanvera ai giornali) non annunci urbi et orbi querela per diffamazione. Peccato che il Corriere Veneto non spieghi se il senatore leghista sia o meno indagato; ma credo che una domanda del genere possa essere tranquillamente girata al diretto interessato come alla procura della repubblica di Vicenza.

STRANEZZE DEMOCRATICHE. Tuttavia che cosa fa il centrosinistra nel frattempo? Io ricordo che uno dei leitmotiv del PD durante le regionali di primavera era stato il tiro al bersaglio contro il Carroccio: Lega razzista, Lega inadeguata, Lega rozza, Lega nemica dell'unità del Paese e via dicendo. Chi non ricorda il fuoco di fila per la questione dei pasti negati presso una scuola di Montecchio Maggiore? Stavolta quindi dovrebbe andar peggio per la Lega. Comunicati stampa al vetriolo dell'onorevole vicentina del PD Daniela Sbrollini, interrogazioni al curaro del capogruppo del PD in sala Bernarda Federico Formisano, dispacci al polonio del coordinatore cittadino Claudio Veltroni, precante giustizialiste di Silvano Sgreva, referente cittadino dell'IDV: qualcuno ha mai letto tutto ciò? Nulla. Silenzio assenso si direbbe. Forse perché Filippi è una tessera chiave del mosaico che ha portato amministrazione provinciale leghista e amministrazione comunale del capoluogo (a guida PD) ad inciuciare, nemmeno troppo sotto banco, nel nome di due contestatissimi centri commerciali tanto cari amici degli amici?

CONCIA MARCIA? Ma il pezzo di Pasqualetto pone un interrogativo ben più grande. Come hanno operato in questi anni gli operatori della concia nel comparto dell'Ovest Vicentino? La gran parte delle imprese si è mossa sul terreno della legalità o no? E come si comporterà Renzo Marcigaglia (Lega), presidente della municipalizzata arzignanese Acque Chiampo, dopo che è stato indagato dalla procura berica per corruzione? Giorgio Gentilin del Pdl, primo cittadino di Arzignano fa una difesa d'ufficio di Marcigaglia e difende anche a spada tratta gli imprenditori. Il suo pensiero è affidato ad una invettiva ripresa da Il Giornale di Vicenza del giorno 8 giugno 2010 a pagina 28. Nella sua presa di posizione il sindaco se la prende col suo predecessore Stefano Fracasso del PD: «Va bene impartire lezioni, va bene attaccare persone come l'attuale presidente di Acque del Chiampo, per una vicenda personale nella quale è stato, sino a prova contraria, come altri imprenditori della zona, vittima di un sistema che proliferava in città da anni. Erano i “suoi anni”, gli anni di Fracasso, nei quali schegge impazzite agivano al di fuori della legalità costruendo una rete parallela che metteva in difficoltà l'imprenditoria cittadina, dove la crisi del settore si faceva più evidente, dove il problema fanghi si ingrossava senza che la politica locale desse segnali». Per carità, sulle responsabilità politiche delle vecchie giunte arzignanesi si può e si deve discutere. Ma come si fa a dire che la vicenda di Marcigaglia è personale, vista la posizione che ricopre? Vi immaginate se fosse accusato di corruzione il "capo della municipalizzata di Stato ovvero l'Eni"? Ci direbbero che è una vicenda personale? Ci direbbero magari che è inutile andare per il sottile visto che l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha già patteggiato la corruzione? E poi Gentilin come fa a sapere che Marcigaglia è «vittima di un sistema che proliferava da anni»? E se proliferava da anni perché il centrodestra, prima opposizione, oggi maggioranza ad Arzignano, visto che lo sapeva, almeno considerando le parole del primo cittadino, non lo ha mai denunciato? Certo che poi Gentilin, al di là di una sintassi un po' difficoltosa (forse spia della difficoltà politica che attraversa la sua giunta) con le dichiarazioni rilasciate alla stampa finisce sempre per farsi male da solo. Nell'inverno del 2010 dichiarava (GdV dell'11 febbraio 2010, pagina 31) che l'affaire concia non investiva tutto il settore e che era semplicemente il risultato dell'opera «di un manipolo di avventurieri». A breve la stampa locale spiegava che c'era mezzo distretto sotto indagine. Sempre sul GdV dell'8 giugno Gentilin si esprime così: «schegge impazzite agivano al di fuori della legalità». Ora l'espressione schegge impazzite è sinonimo di pochi e ristretti soggetti, mentre il Corriere del Veneto di domenica lo smentiva alla grande. A questo punto, visto che col GdV Gentilin è un po' sfigato: o cambia giornale o cambia tono e contenuto delle dichiarazioni. Gli conviene.

GLI ENIGMI. Rimane il fatto che Ghiotto sul Corveneto dice alcune cose un po' enigmatiche: dice per esempio che ad Arzignano e dintorni è stato scoperto solo «il 60% del marcio» e che sono rimaste fuori «cose grosse, cose da milioni». Ma tutto ciò è vero? E la magistratura lo sa? Bene siccome Ghiotto non è uno che rilasci interviste a piè sospinto circa il suo status giudiziario, è lecito pensare che abbia accettato di farsi intervistare non solo per manie di protagonismo, che appartengono comunque all'uomo, ma che forse voleva fare arrivare un messaggio a qualcuno. Quando Ghiotto dice che sono rimaste al coperto cose grosse, vuole solo farsi bello davanti all'opinione pubblica, magari anticipando svolte che gli inquirenti già conoscono, o manda un messaggio trasversale che suona più o meno così: "guardate che se non mi coprite (dico a caso, Ndr) sul versante giudiziario o su quello dei soldi, spiffero dell'altro e stavolta puntando ben più in alto". È plausibile questa lettura? E la freccia avvelenata scoccata verso Filippi è una specie di vendetta mediatica a freddo o una sorta di deterrente per chi non volesse assecondare alcune richieste di Ghiotto, più o meno inconfessabili, note solo a pochissimi?

Frattanto su Il Giornale di Vicenza del 13 giugno 2010 è apparsa una strana pagina a pagamento nella quale figura un lungo comunicato di Renzo Marcigaglia presidente di Acque Chiampo spa. Siccome quest'ultimo è indagato per corruzione uno si aspetta che tutto quel popò di annuncio serva per spiegare ai cittadini la posizione dello stesso presidente il quale invece racconta cose di vitale importanza tra le quali: il nuovo sito aziendale, l'istituzione di due borse di studio presso l'istituto conciario Galilei e l'iniziativa di Moreno Morello di “Striscia la notizia” ingaggiato per spiegare agli arzignanesi come si risparmia l'acqua. Non si capisce però perché Marcigaglia non affronti i rilievi che gli pongono ad Arzignano e in regione in una discussione in consiglio comunale. E se per raccontare di Morello e del sito web ha bisogno di una intera pagina del GdV, per spiegare come mai non si dimette avrà bisogno di una pagina de La Repubblica, di Le Monde o del New York Times?

QUESTIONE MORALE E POLITICA. Sul tavolo della politica però rimane il tabù della questione ambientale. L'obbligo disposto dalla UE perché non siano conferiti più fanghi di conceria in discarica pesa come un macigno. Gli imprenditori non sono disposti a sobbarcarsi il costo di trattamenti divenuti più cari. Le spa intercomunali che gestiscono il problema non hanno soldi in cassa e comunque sarebbe poco consono alla situazione contingente se i problemi dei conciatori finissero ancora una volta a gravare sulle spalle dei contribuenti. Gentilin quando dice che durante le amministrazioni di centrosinistra «il problema fanghi si ingrossava senza che la politica locale desse segnali» dice una cosa vera. Ma forse non si rende conto che le amministrazioni locali contano poco al riguardo. Possono fare solo pressing politico. I pesi massimi nella gestione del problema sono provincia e soprattutto regione. I due enti sono da quasi vent'anni in mano al centrodestra; la regione per di più ha una potestà normativa quasi assoluta in materia ed è il soggetto che, d'accordo con i conciari, sino ad oggi ha autorizzato gli scarichi del comprensorio Agno-Chiampo nel fiume Fratta. Il tutto con una deroga alle norme regionali che definire mostruosa è poco. Se la concia vuole sopravvivere deve risolvere il problema dei fanghi anche perché le discariche sono quasi piene. C'è solo da sperare che la soluzione non sia l'inceneritore per fanghi della conciatura: ieri durante un'assise organizzata da Assindustria a Vicenza il presidente degli imprenditori berici Roberto Zuccato ha puntato molto sulla parola meritocrazia. I concetti di onestà e necessità di non evadere il fisco però non hanno trovato spazio nella sua lunga prolusione. Eppure l'affaire Arzignano è una questione maledettamente grossa in termini di numeri e credibilità. Nonostante questo Zuccato, persona per bene, non ha fatto un minimo di autocritica né un cenno alla bufera giudiziaria arzignanese. Il tutto mentre quasi di fronte a lui sedeva impassibile, quasi a mo' di convitato di pietra o di monito al futuro, Antonio Morelli, che in qualità di comandante provinciale delle fiamme gialle beriche è stato tra i protagonisti del disvelamento dell'affaire Arzignano. Un autogol del genere non me lo sarei aspettato, perché caro Zuccato la meritocrazia senza onestà è solo prevaricazione.

Marco Milioni
da www.lasberla.net del 15 giugno 2010
link originario: http://www.lasberla.net/index.php/2010/06/scenario-ghiotto/

lunedì 14 giugno 2010

Ellero e le intercettazioni



Un paio d’anni fa Tne mandò in onda una interessante puntata di Sapori e Dissapori condotta da Rosanna Sapori. Quest’ultima intervistava il professor Renato Ellero, ex senatore del Carroccio e giù ordinario di diritto penale all’università di Padova. Si parlava di intercettazioni...

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mercoledì 9 giugno 2010

I paladini a gettone

I giornali locali pubblicano la notizia che i comuni più «tagliati» dal governo saranno quelli veneti. Nume tutelare delle sforbiciate è il ministro dell'economia Giulio Tremonti (Pdl) che gode dell'appoggio incondizionato del Carroccio che si sa a Roma governa ed è in maggioranza. Passano ventiquattr'ore. Achille Variati (Pd), sindaco di Vicenza definisce la manovra «schifosa». Gli replica a muso duro, seppur indirettamente, Attilio Schneck (Lega) snocciolando i tagli virtuosi che lui ha apportato alla sua provincia, ente inutile per eccellenza, che è diventato utile quando il Carroccio si è accorto che nelle città è meno forte e che in provincia poteva trovare roccaforti elettorali e di clientele.

Intanto però Variati fa il paladino un tanto all'etto. Prima del no al Dal Molin e sappiamo com'è andata a finire. Poi dei tagli indiscriminati orditi da Lega & friends a danno del padanissimo Veneto. Peccato però che con quella stessa Lega, almeno a palazzo Nievo, Variati inciuci sottobanco per scambiarsi, come fossero figurine Panini, permessi per realizzare centri commerciali degli imprenditori amici degli amici: poco importa che questi si chiamino Alberto Filippi (Lega), Maltauro, Marchetti o Cestaro. Sempre amici degli amici sono.

La pensa così, o giù di lì, Franca Equizi ex consigliere del Carroccio che di trame leghiste se ne intende, la quale ha inoltrato un esposto di fuoco alla guardia di finanza berica. Oggetto del contendere proprio i centri commerciali al centro dell'inciucio Scneck-Variati denunciato anche dal deputato europeo Sergio Berlato del Pdl (non certo il kebapparo di Ponte Alto dove magari qualche volta s'è fermato l'ex assessore comunale Teo Quero).

Una vecchia regola del vero giornalismo americano è «follow the money», segui il denaro. Proprio in ossequio a questo adagio i quotidiani locali tacciono tutti la notizia dell'esposto al vetriolo di Equizi preferendogli la pseudo-notizia che forse Naomi Campbell si sposa in villa a Vicenza. Magari i vari direttori delle testate locali credono che la legge bavaglio sia già vigente e hanno disegnato le pagine dei loro fogli in autotutela. Chissà. Il parterre della politica berica però rimane lo stesso. E ormai è sfondato.

Variati sbraita e intanto anestetizza il suo elettorato mentre chi ha il potere vero si fa gli affaracci suoi a danno dei coglioni che si ingozzano del vocabolo democrazia. Schneck fa lo stesso nel nome di “paroni a casa nostra”. La Lega plaude le norme antievasione del «suo» Tremonti; latra e sputacchia contro il sud corrotto ma sta zitta quando ad Arzignano il «suo» Renzo Marcigaglia (presidente della spa intercomunale per la gestione dell'acqua) finisce indagato per corruzione. Un maiale cade dal sesto piano: speck. L'edificio era abusivo, il maiale infetto, lo speck acquistato in nero. E i paladini meccanici funzionano a gettone.

Marco Milioni
link originario: http://www.lasberla.net/index.php/2010/06/i-paladini-a-gettone/

martedì 8 giugno 2010

La questione cattolica

Ho atteso un po' di giorni dalla fine del Festival Biblico, che Vicenza ospita ogni anno perpetuando la sua fama, ormai anacronistica, di sacrestia d'Italia, per esprimere un commento. Quest'anno il tema era alquanto ruffiano e chiaramente orientato: l'ospitalità, che in realtà era un termine neutro per parlare di immigrazione in chiave solidarista, cioè anti-leghista (siamo nel Veneto del fortissimo Zaia). Scelta del tutto legittima, sia chiaro. Anzi, ha avuto il merito di togliere la muffa libresca e sacrale che appesantiva col suo carico di noia una kermesse di preti con e senza tonaca, e questa volta persino punteggiata di momenti di interesse oggettivo, come l'illuminante convegno del grandissimo Franco Cardini sull'Islam. Ma noi sogniamo un festival in cui una buona volta si affronti la vera questione cattolica. Che non si identifica, come di primo acchito si può pensare, col problema dell'ingerenza ecclesiastica nella vita civile del Paese.

Certo, con buona pace delle eminenze (e dello stesso pontefice) che negano una permanente, costante e ubiqua intromissione del clero nella cosa pubblica, la Chiesa non si lascia scappare occasione di far presente alla secolarizzata società italiana che essa c’è e combatte in mezzo a noi. Ma questo può dar fastidio agli anticlericali, agli Aldo Busi, ai Curzio Maltese, all’ateismo militante, alle ultime femministe di complemento. Non a noi, che pur essendo laici non ci scandalizziamo nell’accettare come compiuto il fatto che i preti facciano politica, a favore sia della destra sia della sinistra (perché ci sono anche gli Alex Zanotelli, i don Gallo e i don Vitaliano, ricordate?). Ma, ripetiamo, non è questo il punto che vogliamo porre. Il presidente della Cei Angelo Bagnasco, in piena campagna elettorale per le regionali, in una plateale scomunica della Bonino candidata in Lazio parlò, vivaddio, di “valori non negoziabili”. Avrebbe fatto bene a stare zitto, visto il marcio che sta venendo fuori anche dalle parti del Vaticano in relazione alle inchieste su Anemone e amici? Forse sì. Ma resta intatto il valore di un richiamo al bisogno di elevarsi dal fango e dalla mediocrità della nostra vita pubblica.

Bagnasco, infatti, si scagliava contro la fede abortista della radicale Bonino. L’aborto, per un laico, è una conquista civile (che un cattolico può liberamente rifiutare), ma opporsi ad esso è pur sempre una scelta di alto spessore etico. Ciò che non torna, e veniamo al nocciolo della questione, è quello che manca, nelle ricorrenti esternazioni degli insigni prelati. Perché non si invoca con la stessa fermezza la “non negoziabilità” di un altro valore che è, si direbbe in teologia, consustanziale a quello che fonda il cristianesimo stesso, l’amore, e cioè la gratuità? Perché i vescovi, quando ricordano al loro gregge le tre virtù cardinali (fede, speranza, carità), non dicono apertamente che esse sono inconciliabili con la demoniaca sete di profitto che anima la modernità industriale e finanziaria, causa prima della scristianizzazione vittoriosa? Perché non sentiamo parole altrettanto forti e chiare di condanna nei confronti di un sistema economico e sociale che espianta alla radice dalle coscienze individuali la possibilità stessa che si scelga in base a ideali, slegati dal calcolo, dalla convenienza, dall’equiparazione di ogni cosa col metro del denaro? Questo, appena abbozzato, è il problema dei cattolici nei riguardi della modernità. Una colossale, e colpevole, rimozione che vale non solo per l’Italia, ma in tutto il mondo occidentalizzato. Bagnasco, lascia perdere la Bonino, e affronta l’ombra con cui voi cattolici non volete fare i conti.

Alessio Mannino
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http://www.lasberla.net/index.php/2010/06/la-questione-cattolica/

Esposto di Equizi

AL COMANDO PROVINCIALE DELLA GUARDIA DI FINANZA DI VICENZA E AI RELATIVI DELEGATI ALLE ATTIVITÁ DI POLIZIA GIUDIZIARIA
FAX: 0444-324042

OGGETTO: CIS MONTEBELLO, ESPOSTO URGENTE

Io sottoscritta Franca Equizi, nata il 17-09-1958 a Vicenza e ivi residente in strada Lobia 205, invio ai VS. uffici il presente esposto per segnalare quanto segue.

Da una decina d'anni e più è in corso l'iter amministrativo per realizzare nel comune di Montebello Vicentino un centro intermodale logistico il quale ha lo scopo, tra gli altri, di favorire l'interscambio delle merci tra container ferroviari e autotrasporto su gomma. La compagnia che si prefigge tale obiettivo è la Cis spa, una società berica a prevalente capitale pubblico tra gli azionisti della quale figurano la provincia di Vicenza, il comune di Vicenza, la Camera di Commercio di Vicenza, la società autostradale Brescia Padova, la Banca Popolare di Vicenza assieme ad altri. Originariamente, a quanto mi risulta (si veda Il Giornale di Vicenza del 12 ottobre 2003 in pagina 11), l'ipotesi progettuale della struttura prevedeva la realizzazione della stessa su di un comparto di piano pari a 500.000 metri quadri (circa metà in possesso di Cis spa, l'altra metà circa in possesso di soggetti privati). Sempre in origine, a quanto mi risulta, l'accordo tra gli enti era quello di non procedere con alcun altro tipo di edificazione qualora il centro merci non fosse stato realizzato.

Riporto di seguito alcuni fatti, menzionati pure sulla stampa locale, in merito alla cosiddetta vicenda Cis-Montebello; fatti la cui lettura rimane abbastanza oscura:

1. la lunghezza dell'iter amministrativo, cominciato nel 1998;

2. la vicenda in ragione della quale, a quanto mi risulta, diversi anni fa (quanto meno prima del 2003, vedasi Il Giornale di Vicenza del 12 ottobre 2003; pagina 11) la famiglia Rizzi ha acquistato i terreni dagli agricoltori della zona all'approssimarsi della decisione di Cis spa di volere realizzare l'interporto nell'area prefigurata;

3. la pervicace volontà da parte degli enti locali coinvolti nella querelle di non mutare gli strumenti urbanistici di competenza in modo da rendere possibile l'esproprio delle aree prese in considerazione dai progetti di massima redatti da Cis spa;

4. la trattativa, che ha avuto risalto sulla stampa, per la cessione dei circa 250.000 metri quadri di terreni di parte privata dalla famiglia Rizzi alla famiglia del senatore Alberto Filippi (per il tramite, a quanto mi risulta, di una delle azienda di famiglia, la A99; per questa ultima fattispecie si veda Vicenza Più numero 180 del del giorno 30 gennaio 2010, pagina 3);

5. la volontà, come riferito peraltro dal consigliere regionale Pietrangelo Pettenò in una interrogazione depositata il 28 maggio 2010, dei comuni di Montebello e limitrofi ad aprire la strada, mediante lo strumento urbanistico del Pati, ad un utilizzo anche commerciale (con conseguente valorizzazione fondiaria) dei terreni, anche privati, interessati al progetto Cis (http://www.vicenzapiu.com/?a=comunicati&o=6535);

6. la volontà con la quale la provincia ha da parte sua, in sede di Ptcp, aperto la strada alla possibilità di insediare superfici anche commerciali nelle aree previste per il Cis;

7. la circostanza rispetto alla quale Cis spa, come riportato dai media, ha deciso di acconsentire ad uno scambio alla pari, tra il comparto di sua
proprietà, dislocato nei terreni di valore vicini alla statale 11 e quelli della famiglia Filippi, dislocati in area di minor pregio perché a ridosso
della ferrovia (si veda Il Giornale di Vicenza del 5 giugno 2009 a pagina 13; interrogazione dei consiglieri comunali di Vicenza Maurizio Franzina e Giovanni Rolando);

8. la circostanza (che a parer mio desta molta perplessità) in ragione della quale il comune di Vicenza nella persona del sindaco pro-tempore, socio di Cis, non abbia mai criticato in questi anni (indipendentemente dal colore politico di giunta e maggioranza) le scelte del management di Cis spa e della provincia, tutte tese, secondo me, ad avallare una solare speculazione edilizia;

9. la sospetta “combine” tra giunta provinciale e comunale denunciata da personalità politiche vicentine di primo piano (http://www.vicenzapiu.com/?a=comunicati&o=6465); il silenzio sospetto della giunta del comune di Vicenza sul caso Cis. Tale silenzio del sindaco berico Achille Variati potrebbe essere interpretato come una sorta di ricompensa da parte della provincia la quale infatti ha recentemente autorizzato la possibilità di realizzare un maxi insediamento commerciale in zona Vicenza Est; tale ipotesi di piano è propugnata da Vicenza Futura spa (che fa riferimento in primis ai gruppi Maltauro e Unicomm) ed è già delineata, con la benedizione della giunta municipale, nel nuovo strumento urbanistico del comune di Vicenza, il Pat.

Rispetto ai nove punti citati sopra appare evidente che la ratio di una parte della operazione possa essere la volontà di creare un grandissimo plusvalore per il possessore della parte privata del comparto Cis. Tale prospettiva è suffragata dai rilievi alla operazione mossi dal parlamentare europeo Sergio Berlato (http://www.vicenzapiu.com/?a=comunicati&o=6324) nonché dalle liason poco chiare tra la società Arco (incaricata di portare avanti l'ipotesi del polo logistico in tandem con Cis spa) e l'imprenditore Rino Mario Gambari (l'analisi è riportata su Vicenza Più del 30 gennaio 2010:
http://www.vicenzapiu.com/?a=inchiesta&o=3030).

Proprio Gambari figura tra gli azionisti di peso della società autostradale "Serenissima". Il Corriere del Veneto del 5 maggio 2010 (http://www.vicenzapiu.com/?a=inchiesta&o=3030) ipotizza uno scenario in cui il presidente di Brescia Padova Attilio Scneck (presidente della provincia di Vicenza la quale è tra i primi soci di Cis spa) chiede l'aiuto di Gambari per avere la riconferma a presidente della compagnia che gestisce la A4.

È ragionevole quindi, alla luce dei fatti sopra esposti, ipotizzare anche un comportamento assai benevolo di Schneck verso una ipotesi di maxi centro commerciale al posto o al fianco del Cis, quando nel cda della Arco srl (si cita Vicenza Più) figura tal «Giovanni Gambari, 29nne rampollo... della famiglia di Rino Mario Gambari, il maggior socio privato della società autostradale Serenissima Brescia-Padova»? Non da ultimo va anche considerato che la magistratura contabile (lo riferisce Il Giornale di Vicenza del 19 aprile 2009 a pagina 17) ha aperto un fascicolo in relazione allo stato dei bilanci di Cis spa.

E ancora, è stupefacente la previsione di Carlo Rizzotto; l'ex coordinatore provinciale dell'Idv di Vicenza infatti già il 16 aprile 2009 sul blog LaSberla.net aveva anticipato “l'inciucio”: «... Poiché una eventuale autorizzazione al centro acquisti passerebbe anche per il voto della provincia, non vorrei mai che il silenzio della giunta Variati sulle vergogne del caso Cis, sia semplicemente merce di scambio per ottenere da palazzo Nievo, magari in sede di discussione del nuovo piano territoriale provinciale, il Ptcp, un ok proprio al centro acquisti di Vicenza Est. Sarebbe uno scandalo
(http://www.lasberla.net/2009/04/cis-pressing-dellidv-su-variati/;
http://supporto01.blogspot.com/2010/05/attilio-e-achille-inciucio-mille.html, Nde)».

In ragione di quanto segnalato chiedo ai VS. uffici di valutare ogni eventuale profilo di illiceità (inclusi gli aspetti penali) rispetto alle circostanze da me descritte. Chiedo inoltre ai VS. uffici di prendere in considerazione l'ipotesi di acquisire i tabulati del traffico telefonico tra le utenze de:

-a- l'attuale presidente della provincia e le società riferibili alla famiglia di Alberto Filippi
-b- l'attuale sindaco di Vicenza e il presidente della provincia
-c- l'attuale sindaco e le società riferibili alla famiglia di Alberto Filippi
-d- l'attuale (nonché il precedente) sindaco di Montebello e le società riferibili alla famiglia di Alberto Filippi
-e- l'attuale presidente di Cis spa e le società riferibili alla famiglia di Alberto Filippi
-f- il delegato o i delegati a seguire gli interessi della famiglia Rizzi e le società riferibili alla famiglia di Alberto Filippi
-g- l'attuale presidente della provincia e elementi di spicco del Gruppo Maltauro
-h- l'attuale sindaco di Vicenza e elementi di spicco del Gruppo Maltauro

Si chiede inoltre di valutare la possibilità di vagliare con attenzione (tramite le opportune procedure) gli effettivi costi sostenuti da Cis spa per acquisire i terreni di sua pertinenza prima che questi fossero permutati con quelli di pertinenza della famiglia Filippi. Si chiede inoltre di vagliare anche il costo reale di acquisto dei terreni afferenti l'area Cis avendo cura di stabilire il prezzo preciso al metro quadro (nonché la somma globale) con cui la famiglia Rizzi avrebbe venduto i suoi lotti alla A99 della famiglia Filippi. Si chiede anche di esperire analogo controllo nella compravendita posta in essere tra i vecchi proprietari terrieri e la famiglia Rizzi. In ultimo si chiede di valutare l’opportunità di verificare l'esistenza di trasferimenti bancari, affini od assimilabili, tra i soggetti indicati dal punto "a" al punto "h".

Si segnalano qui di seguito alcuni link sul web che contengono materiale informativo a supporto di quanto descritto sino ad ora:

http://www.lasberla.net/wp-content/uploads/2010/05/erle-gdv1.pdf
http://www.lasberla.net/wp-content/uploads/2009/04/cis.pdf
http://www.lasberla.net/2009/04/cis1-equizi-%C2%ABinterporto-zanchetta-si-dimetta%C2%BB/
http://www.lasberla.net/2009/09/%C2%ABe-stata-una-scelta-antieconomica%C2%BB/
http://www.lasberla.net/wp-content/uploads/2009/04/ascom.pdf
http://www.lasberla.net/2009/04/cis-pressing-dellidv-su-variati/
http://supporto01.blogspot.com/2010/05/attilio-e-achille-inciucio-mille.html

Si rammenta tra l'altro che avendo io ricoperto fino al 2008 (e per due consiliature) la carica di consigliere comunale la mia azione politico-ispettiva è stata esercitata anche nei confronti della cosiddetta vicenda Cis-Montebello. Pertanto (nonché in forza di quanto evidenziato finora) sono disponibile a riferire ai VS. uffici quanto riteniate opportuno, se e quando riterrete opportuno.

Per tale eventualità sono rintracciabile al numero 338-4644442.

In fede Franca Equizi; data 07 giugno 2010

Cis e Vicenza Est, esposto di Equizi alla GdF

Attilio Schneck, Achille Variati, il senatore leghista Alberto Filippi, big della finanza del Nord come Rino Gambari. Sono solo alcuni dei nomi finiti in un esposto di Franca Equizi, ex consigliere comunale a Vicenza, in relazione alla vicenda che due settimane fa ha portato la provincia berica ad autorizzare due grosse strutture di vendita, una in seno al previsto interporto di Montebello, l'altra nel quadrante orientale del capoluogo palladiano. La segnalazione di Equizi è stata inviata ieri alla Guardia di Finanza di Vicenza e nel documento si invoca una sfilza di controlli: dai tabulati telefonici alla sussistenza di eventuali trasferimenti in denaro tra soggetti istituzionali e non, sino allo screening sui costi effettivamente sostenuti per acquisire la parte privata nel comparto del centro merci previsto proprio a Montebello Vicentino.

L'ANALISI. Nero su bianco Equizi ricostruisce la sua visione d'insieme. L'ex consigliera punta l'indice sull'interporto di Montebello. La struttura, ancora oggi sulla carta, era stata pensata come grande interporto che doveva favorire lo scambio delle merci dalla ferrovia alla gomma. Gli anni sono passati, le sofferenze della società Cis spa sono arrivate ad una dozzina di milioni di euro sempre garantiti da fidejussioni in capo ai soci (tra questi quelli di maggior peso sono provincia, comune, camera di Commercio, Brescia Padova e altri). Ma l'aspetto che più preoccupa l'ex consigliere riguarda «una mega speculazione edilizia che si prepara all'orizzonte dopo che la famiglia dell'onorevole leghista Alberto Filippi è entrata in possesso di metà degli appezzamenti di terreno» che compongono il comparto su cui è previsto il centro merci: poco più di 500.000 metri quadri.

CAMBI D'USO. Non a caso le modalità con le quali la provincia ha detto sì alla possibilità di un centro commerciale di 80.000 metri quadri proprio sui terreni del Cis ha fatto gridare al conflitto di interesse un pezzo del mondo politico vicentino che va a settori del Pd sino a settori del Pdl. Il presidente della provincia Attilio Schneck infatti milita nello sptesso partito di Filippi. Quest'ultimo è stato accusato in vario modo di avere avuto una imponente valorizzazione patrimoniale sfruttando «i gangli della politica». Ma a questa polemica se n'è aggiunta una seconda. Per mesi infatti il comune di Vicenza, che secondo Equizi avrebbe avuto ragione di lamentarsi per la gestione della vicenda Cis da parte della provincia, è rimasto in silenzio. Almeno per la parte che riguarda la maggioranza di centrosinistra assieme al primo cittadino Achille Variati del Pd. Una circostanza che ha fatto gridare all'inciucio la corrente che nel Pdl fa riferimento al parlamentare europeo Sergio Berlato, quando la provincia ha detto sì ad una proposta sponsorizzata proprio da Variati tesa ad autorizzare la realizzazione di un altro maxi centro commerciale vicino al casello di Vicenza Est. L'iniziativa, che è propugnata da un gruppo di imprese capeggiate dalla Maltauro, in consiglio comunale è vista come un regalo ai privati da settori dell'opposizione di centrodestra come da da pezzi della sinistra alternativa. «Siamo arrivati all'assurdo - ha dichiarato ieri Equizi - per cui in comune la Lega e Pdl dicono no al centro commerciale a Vicenza Est, mentre in provincia lo stesso schieramento è favorevole. Questa storia puzza di inciucio».

LE RICHIESTE. Per la verità Equizi, che quando sedeva sui banchi del consiglio ha sempre condotto una dura battaglia contro il Cis, nel suo esposto non fa altro che mettere in ordine rispetto agli eventi delle ultime settimane corroborando la sua segnalazione con dati, riferimenti, richiami e cifre. Il tutto viene poi distillato in una serie di richieste indirizzate alla polizia giudiziaria della Guardia di Finanza alla quale viene pure domandato di valutare l'acquisizione dei tabulati del traffico telefonico tra «l'attuale presidente della provincia e le società riferibili alla famiglia di Alberto Filippi... tra l'attuale sindaco e le società riferibili alla famiglia di Alberto Filippi... tra l'attuale sindaco di Vicenza ed elementi di spicco del Gruppo Maltauro...». E ancora: «Si chiede inoltre di valutare la possibilità di vagliare con attenzione (tramite le opportune procedure) gli effettivi costi sostenuti da Cis spa per acquisire i terreni di sua pertinenza prima che questi fossero permutati con quelli di pertinenza della famiglia Filippi. Si chiede inoltre di vagliare anche il costo reale di acquisto dei terreni afferenti l'area Cis avendo cura di stabilire il prezzo preciso al metro quadro (nonché la somma globale) con cui la famiglia Rizzi avrebbe venduto i suoi lotti alla A99 della famiglia Filippi...»

SCIARADA AUTOSTRADALE. Tuttavia nell'esposto si va oltre. L'ex consigliera partendo proprio dal coinvolgimento nell'affaire Cis di alcuni familiari di Rino Gambari (tra i grossi azionisti della Brescia Padova) tira una bordata a Schneck ipotizzando una sua condotta favorevole al centro commerciale a Montebello proprio per avere l'appoggio di Gambari quando l'assemblea dei soci della "Serenissima" dovrà rinnovare la nominda del presidente a metà giugno. Ma l'ultima chicca Equizi se la riserva su un fronte ancora diverso. Nella missiva indirizzata alla Guardia di Finanza si chiede infatti controllare eventuali trasferimenti di denaro tra i soggetti citati nell'esposto. «Ho inviato quest'ultimo alle fiamme gialle di Vicenza via fax - Spiega Equizi - a breve depositerò il tutto anche di persona. E se mi vorranno sentire io sarò ben lieta di presentarmi al comando».

Marco Milioni
da www.lasberla.net del giorno 8 giugno 2010
link originario:
http://www.lasberla.net/2010/06/cis-e-vicenza-est-esposto-di-equizi-alla-gdf/

venerdì 4 giugno 2010

Da Gaza alla II Guerra

La storia della II guerra mondiale deve essere riscritta. In sintesi. Hitler e Mussolini sono stati ampiamente finanziati da un gruppo di multinazionali americane. È famoso il pubblico ringraziamento fatto in lingua inglese di Mussolini all'America per l'aiuto ricevuto. Le prove documentali sono abbondanti. Ma è sopratutto il regime nazista ad essere una creatura degli Stati Uniti: direttamente o tramite le consociate tedesche, le multinazionali americane hanno ricostruito militarmente l'esercito nazista ed i suoi servizi segreti. Hitler come Saddam: prima alleato e poi spinto su un binario morto.

In questo contesto va collocato il genocidio degli ebrei: gli Stati Uniti avevano già deciso la costituzione dello stato di Israele, fondamentale base di controllo sul medio oriente ricco di petrolio. Era necessario popolarlo e questo poteva essere fatto solo mediante un trasferimento forzoso di abitanti di religione ebraica dalla vicina Europa. Era un operazione non facile per due motivi, la forte integrazione degli ebrei nell'ambito nazionale (sopratutto i tedeschi ed i polacchi) e l'avversione di una parte importante degli abrei alla costituzione artificiale di uno stato per motivi di ortodossia religiosa. E' qui che entra in gioco la componente sionista strattamente alleata con la cupola finanziaria nordamericana. Da una persecuzione degli ebrei in Europa si sarebbe ottenuto un flusso di emigranti forzati verso la palestina e dall'altra verso gli Stati Uniti. All'interno di questa logica criminale l'Europa è stata privata di una componente fondamentale del suo sviluppo storico, intellettuale ed economico, il popolo ebreo. Gli Stati Uniti hanno "prelevato" dall'Europa i migliori cervelli per il loro dominio. Solo così si spiega il fatto che le fabbriche amricane di Ford, GM producevano motori e mezzi militari per i nazisti sul suolo tedesco ed utilizzando come schiavi i prigionieri dei campi di concentramento. La IBM assisteva con le sue macchine ed i suoi tecnici la gestione dei campi di concentramento e dell'intero apparato repressivo nazista. AlcinI capi sionisti hanno trattato direttamente con i repressori nazisti per "selezionare" chi doveva emigrare e chi doveva rimanere. Evidentemente gli ebrei integrati ed assimilati e restii ad emigrare erano destinati alla morte. Nemmeno un km di strada ferrata che alimantava i campi di concentramento nazisti è stato mai bombardato dall'aviazione americana ed inglese, sollecita come sappaiamo a bombardare civili inermi.

Netta e ferma deve essere quindi la distinzione tra l'amato popolo israeliano, che si è trovato coinvolto nella costituzione e vita dello stato di Israele, che in quanto contenitore di popolo deve essere difeso senza tentennamenti, ma nessuna concessione a quella dirigenza sionista, che tiene prigioniero il suo popolo e quello palestinese con l'intento di utilizzare Israele non come pacifica nazione aperta ed accogliente, ma come loro strumento di guerra internazionale.

L'attacco al convoglio pacifista rientra in questa logica di mantenimento del clima di guerra e di "alimento dei nemici" strumento necessario di coesione interna. Hamas fu finanziata ed aiutata all'inizio contro Arafat proprio per evitare ogni possibilità di accordo. Non dimentichiamoci che è stata la dirigenza sionista a punire con la morte lo "sgarro" di Rabin.

Lorenzo humdrum2@libero.it