martedì 15 giugno 2010

Scenario Ghiotto

A Vicenza sembra che non sia successo alcunché. Eppure Il Corriere del Veneto di ieri ha provocato una mezza burrasca sulla politica berica. Il quotidiano infatti pubblica una clamorosa intervista ad Andrea Ghiotto, uno degli indagati più noti della vicenda che ha colpito il mondo delle concerie arzignanesi nonché alcuni uomini di spicco delle istituzioni beriche.

MR. FILIPPI. Ghiotto nel dettaglio prende di mira il senatore del Carroccio Alberto Filippi, il quale seppur descritto in termini assai bonari, viene accostato ad un meccanismo che sa molto di illecito. La domanda che il cronista Andrea Pasqualetto pone è secca: «Possibile che in questo sistema non sia mai entrato un politico?» La risposta non lascia spazio a molte interpretazioni: «L’unico è il senatore Alberto Filippi. La sua azienda, la Unichimica, era il primo sponsor del Grifo e dunque anche a lui restituivo gli imponibili con il sistema che ti ho spiegato prima (quello delle fatturazioni gonfiate o inesistenti, Ndr). L’ha fatto fino al 2003...». Che mazzata. Ora se Ghiotto dice il vero Filippi dovrebbe alcune spiegazioni, anche perché il leghista non copre solo la carica di senatore, ma pure quella di consigliere comunale a Vicenza, quindi il suo patrimonio in termini di etica dovrebbe essere quantomeno doppio. Se invece Ghiotto dice il falso allora non si capisce perché Filippi (o qualche suo avvocato sempre pronto a scrivere più o meno a vanvera ai giornali) non annunci urbi et orbi querela per diffamazione. Peccato che il Corriere Veneto non spieghi se il senatore leghista sia o meno indagato; ma credo che una domanda del genere possa essere tranquillamente girata al diretto interessato come alla procura della repubblica di Vicenza.

STRANEZZE DEMOCRATICHE. Tuttavia che cosa fa il centrosinistra nel frattempo? Io ricordo che uno dei leitmotiv del PD durante le regionali di primavera era stato il tiro al bersaglio contro il Carroccio: Lega razzista, Lega inadeguata, Lega rozza, Lega nemica dell'unità del Paese e via dicendo. Chi non ricorda il fuoco di fila per la questione dei pasti negati presso una scuola di Montecchio Maggiore? Stavolta quindi dovrebbe andar peggio per la Lega. Comunicati stampa al vetriolo dell'onorevole vicentina del PD Daniela Sbrollini, interrogazioni al curaro del capogruppo del PD in sala Bernarda Federico Formisano, dispacci al polonio del coordinatore cittadino Claudio Veltroni, precante giustizialiste di Silvano Sgreva, referente cittadino dell'IDV: qualcuno ha mai letto tutto ciò? Nulla. Silenzio assenso si direbbe. Forse perché Filippi è una tessera chiave del mosaico che ha portato amministrazione provinciale leghista e amministrazione comunale del capoluogo (a guida PD) ad inciuciare, nemmeno troppo sotto banco, nel nome di due contestatissimi centri commerciali tanto cari amici degli amici?

CONCIA MARCIA? Ma il pezzo di Pasqualetto pone un interrogativo ben più grande. Come hanno operato in questi anni gli operatori della concia nel comparto dell'Ovest Vicentino? La gran parte delle imprese si è mossa sul terreno della legalità o no? E come si comporterà Renzo Marcigaglia (Lega), presidente della municipalizzata arzignanese Acque Chiampo, dopo che è stato indagato dalla procura berica per corruzione? Giorgio Gentilin del Pdl, primo cittadino di Arzignano fa una difesa d'ufficio di Marcigaglia e difende anche a spada tratta gli imprenditori. Il suo pensiero è affidato ad una invettiva ripresa da Il Giornale di Vicenza del giorno 8 giugno 2010 a pagina 28. Nella sua presa di posizione il sindaco se la prende col suo predecessore Stefano Fracasso del PD: «Va bene impartire lezioni, va bene attaccare persone come l'attuale presidente di Acque del Chiampo, per una vicenda personale nella quale è stato, sino a prova contraria, come altri imprenditori della zona, vittima di un sistema che proliferava in città da anni. Erano i “suoi anni”, gli anni di Fracasso, nei quali schegge impazzite agivano al di fuori della legalità costruendo una rete parallela che metteva in difficoltà l'imprenditoria cittadina, dove la crisi del settore si faceva più evidente, dove il problema fanghi si ingrossava senza che la politica locale desse segnali». Per carità, sulle responsabilità politiche delle vecchie giunte arzignanesi si può e si deve discutere. Ma come si fa a dire che la vicenda di Marcigaglia è personale, vista la posizione che ricopre? Vi immaginate se fosse accusato di corruzione il "capo della municipalizzata di Stato ovvero l'Eni"? Ci direbbero che è una vicenda personale? Ci direbbero magari che è inutile andare per il sottile visto che l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha già patteggiato la corruzione? E poi Gentilin come fa a sapere che Marcigaglia è «vittima di un sistema che proliferava da anni»? E se proliferava da anni perché il centrodestra, prima opposizione, oggi maggioranza ad Arzignano, visto che lo sapeva, almeno considerando le parole del primo cittadino, non lo ha mai denunciato? Certo che poi Gentilin, al di là di una sintassi un po' difficoltosa (forse spia della difficoltà politica che attraversa la sua giunta) con le dichiarazioni rilasciate alla stampa finisce sempre per farsi male da solo. Nell'inverno del 2010 dichiarava (GdV dell'11 febbraio 2010, pagina 31) che l'affaire concia non investiva tutto il settore e che era semplicemente il risultato dell'opera «di un manipolo di avventurieri». A breve la stampa locale spiegava che c'era mezzo distretto sotto indagine. Sempre sul GdV dell'8 giugno Gentilin si esprime così: «schegge impazzite agivano al di fuori della legalità». Ora l'espressione schegge impazzite è sinonimo di pochi e ristretti soggetti, mentre il Corriere del Veneto di domenica lo smentiva alla grande. A questo punto, visto che col GdV Gentilin è un po' sfigato: o cambia giornale o cambia tono e contenuto delle dichiarazioni. Gli conviene.

GLI ENIGMI. Rimane il fatto che Ghiotto sul Corveneto dice alcune cose un po' enigmatiche: dice per esempio che ad Arzignano e dintorni è stato scoperto solo «il 60% del marcio» e che sono rimaste fuori «cose grosse, cose da milioni». Ma tutto ciò è vero? E la magistratura lo sa? Bene siccome Ghiotto non è uno che rilasci interviste a piè sospinto circa il suo status giudiziario, è lecito pensare che abbia accettato di farsi intervistare non solo per manie di protagonismo, che appartengono comunque all'uomo, ma che forse voleva fare arrivare un messaggio a qualcuno. Quando Ghiotto dice che sono rimaste al coperto cose grosse, vuole solo farsi bello davanti all'opinione pubblica, magari anticipando svolte che gli inquirenti già conoscono, o manda un messaggio trasversale che suona più o meno così: "guardate che se non mi coprite (dico a caso, Ndr) sul versante giudiziario o su quello dei soldi, spiffero dell'altro e stavolta puntando ben più in alto". È plausibile questa lettura? E la freccia avvelenata scoccata verso Filippi è una specie di vendetta mediatica a freddo o una sorta di deterrente per chi non volesse assecondare alcune richieste di Ghiotto, più o meno inconfessabili, note solo a pochissimi?

Frattanto su Il Giornale di Vicenza del 13 giugno 2010 è apparsa una strana pagina a pagamento nella quale figura un lungo comunicato di Renzo Marcigaglia presidente di Acque Chiampo spa. Siccome quest'ultimo è indagato per corruzione uno si aspetta che tutto quel popò di annuncio serva per spiegare ai cittadini la posizione dello stesso presidente il quale invece racconta cose di vitale importanza tra le quali: il nuovo sito aziendale, l'istituzione di due borse di studio presso l'istituto conciario Galilei e l'iniziativa di Moreno Morello di “Striscia la notizia” ingaggiato per spiegare agli arzignanesi come si risparmia l'acqua. Non si capisce però perché Marcigaglia non affronti i rilievi che gli pongono ad Arzignano e in regione in una discussione in consiglio comunale. E se per raccontare di Morello e del sito web ha bisogno di una intera pagina del GdV, per spiegare come mai non si dimette avrà bisogno di una pagina de La Repubblica, di Le Monde o del New York Times?

QUESTIONE MORALE E POLITICA. Sul tavolo della politica però rimane il tabù della questione ambientale. L'obbligo disposto dalla UE perché non siano conferiti più fanghi di conceria in discarica pesa come un macigno. Gli imprenditori non sono disposti a sobbarcarsi il costo di trattamenti divenuti più cari. Le spa intercomunali che gestiscono il problema non hanno soldi in cassa e comunque sarebbe poco consono alla situazione contingente se i problemi dei conciatori finissero ancora una volta a gravare sulle spalle dei contribuenti. Gentilin quando dice che durante le amministrazioni di centrosinistra «il problema fanghi si ingrossava senza che la politica locale desse segnali» dice una cosa vera. Ma forse non si rende conto che le amministrazioni locali contano poco al riguardo. Possono fare solo pressing politico. I pesi massimi nella gestione del problema sono provincia e soprattutto regione. I due enti sono da quasi vent'anni in mano al centrodestra; la regione per di più ha una potestà normativa quasi assoluta in materia ed è il soggetto che, d'accordo con i conciari, sino ad oggi ha autorizzato gli scarichi del comprensorio Agno-Chiampo nel fiume Fratta. Il tutto con una deroga alle norme regionali che definire mostruosa è poco. Se la concia vuole sopravvivere deve risolvere il problema dei fanghi anche perché le discariche sono quasi piene. C'è solo da sperare che la soluzione non sia l'inceneritore per fanghi della conciatura: ieri durante un'assise organizzata da Assindustria a Vicenza il presidente degli imprenditori berici Roberto Zuccato ha puntato molto sulla parola meritocrazia. I concetti di onestà e necessità di non evadere il fisco però non hanno trovato spazio nella sua lunga prolusione. Eppure l'affaire Arzignano è una questione maledettamente grossa in termini di numeri e credibilità. Nonostante questo Zuccato, persona per bene, non ha fatto un minimo di autocritica né un cenno alla bufera giudiziaria arzignanese. Il tutto mentre quasi di fronte a lui sedeva impassibile, quasi a mo' di convitato di pietra o di monito al futuro, Antonio Morelli, che in qualità di comandante provinciale delle fiamme gialle beriche è stato tra i protagonisti del disvelamento dell'affaire Arzignano. Un autogol del genere non me lo sarei aspettato, perché caro Zuccato la meritocrazia senza onestà è solo prevaricazione.

Marco Milioni
da www.lasberla.net del 15 giugno 2010
link originario: http://www.lasberla.net/index.php/2010/06/scenario-ghiotto/

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