mercoledì 23 giugno 2010

Equizi, la concia e la Lega

Lettera aperta alla città

Le notizie pubblicate in questi giorni dai quotidiani fanno venire i brividi. Le indagini sul mondo della concia vicentina hanno conquistato la ribalta nazionale. L'imponibile, sul quale si sarebbe appoggiata l'evasione fiscale contestata, ammonta a spanne, sempre secondo i quotidiani, a 1,5 miliardi di euro. Le imposte evase che costituiscono l'oggetto della caccia degli inquirenti hanno ormai superato l'ordine del centinaio di milioni di euro. E la storia, secondo gli stessi inquirenti va avanti almeno dagli anni Ottanta. Ora però io mi domando: ma che diavolo ha fatto la politica in questi ultimi vent'anni? Ha vigilato? Ha scritto norme tali da limitare un fenomeno così pericoloso per l'economia pulita? Faccio notare che salvo una parentesi di 18 mesi il centrodestra governa a Roma ininterrottamente dal 2001.

In regione e in provincia il centrodestra governa da metà degli anni Novanta. E una delle chiavi di volta di questo sistema di potere è la Lega vicentina, nella quale ho militato e per la quale sono stata consigliere comunale a Vicenza sino al 2008. Ricordo che mi avvicinai al movimento perché sul finire degli anni '80 il Carroccio invocava pulizia nella pubblica amministrazione, la fine dello strapotere dei potentati economici, la necessità di una giustizia giusta che non guardasse in faccia a nessuno, questioni fiscali incluse. A vent'anni sì e no dall'entrata del Carroccio nei palazzi del potere romano la storia ha preso un'altra piega e la Lega si è trasformata nel cane da guardia nordista dell'establishment; è divenuta una sorta di valvola di sfogo per esigenze e pressioni che il territorio continua ad esprimere perché comunque si tratta di istanze incomprimibili; anche se strumentalizzate da politicanti di scarso spessore.

I fatti di oggi dimostrano che i legislatori, come gli amministratori locali, in tutti questi anni non hanno voluto o saputo mettere mano ad un malaffare del quale tutti, chi più chi meno, parlavano. Ricordo bene che da semplice militante la questione "concerie" divenne subito un tabù anche dalle parti del Carroccio. Forse perché è dalle parti dei padroni del vapore che sta il potere reale? I fatti di queste settimane mi fanno rispondere affermativamente a questa domanda. Rispetto a questo discorso non vanno però ignorate le responsabilità del centrosinistra che quando va bene pigola e quando va male inciucia. Ed uno dei motivi del grande silenzio, o quasi, che aleggia in casa Pd, dipende proprio da circostanze del genere; circostanze che assomigliano alla vicenda Cis, tanto per dirne una.

Ma ciò che veramente potrebbe destare curiosità in un osservatore esterno è l'omertà de facto che caratterizza ogni protagonista della Vicenza di questi ultimi anni. Ciò che gli inquirenti sono venuti a sapere, almeno stando ai quotidiani, è saltato fuori da verifiche fiscali. Non una denuncia penale, non un esposto, non una azione civile, salvo qualche rara eccezione, da parte di politici, sindacalisti, lavoratori, associazioni. Sopra il Vicentino, l'ho detto in mille modi da consigliere comunale, ristagna una «omertà di stampo mafioso». Non a caso uso le parole che un vecchio capo della procura della repubblica di Vicenza (Gianfranco Candiani) usò poco prima che lasciasse l'incarico in una Vicenza che da anni vede accadere fatti strani come l'omicidio eccellente dell'avvocato Pierangelo Fioretto, sino al coinvolgimento del chiacchieratissimo Carlo Valle nell'inchiesta Cassiopea.

In ragione di tutto ciò io non riesco a spiegarmi quindi il perché di alcune strane affermazioni come quelle pubblicate il 19 giugno 2010 sul Corriere Veneto a seguito delle rivelazioni sul caso Reset: «Quando su un distretto di 450 aziende medio-piccole e 120 industrie si hanno 77 società coinvolte nell’evasione, vuol dire che è un fenomeno macroeconomico. Potrebbero esserci risvolti occupazionali dopo l’estate». Sono le parole di Antonio Bertacco segretario regionale Uil-Uilcem. Fa specie che un sindacalista si esprima così. Delle tre l'una. O Bertacco si è espresso malissimo, ma sino ad ora non si è corretto. O smentisce il Corriere, ma finora non lo ha fatto; oppure il suo è un messaggio anomalo per l'opinione pubblica e magari per gli investigatori. Come a dire, "guardate che se andate troppo a fondo nelle indagini mandate a fondo il comparto e i lavoratori". Una sorta di ricatto occupazionale che mi auguro sia solo il parto della mia fantasia. Ma è mai possibile che dentro l'animo dei vicentini non esista un barlume di rivalsa rispetto ad una situazione di servaggio (il caso Dal Molin docet) cui assistiamo da tempo? Ecco perché da anni non sono più iscritta alla Lega anche se della Lega ho conservato lo spirito dei primissimi anni, quello che si è smarrito in qualche bottale da concia, in qualche conto corrente o nei cassetti di qualche consulente fiscale molto attivo sul fronte delle società fiduciarie.

Franca Equizi
ex consigliere comunale leghista di Vicenza

francaequizi@libero.it; 338-4644442
VICENZA, 22-GIU-2010

link originario: http://www.lasberla.net/index.php/2010/06/equizi-la-concia-e-la-lega/

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